L'opera costituisce un pregevole studio monografico dedicato alla figura della spia, cui l'Autore si compiace letterariamente di dare una configurazione filosofico-letteraria di tipo antropologico. Il risultato della colta indagine, che procede strettamente congiunta a un discorso storico-politico, è di indubbio interesse e fascino, come del resto il percorso intero seguito dall'Autore, che mostra di sapersi muovere con grande disinvoltura in un mondo spesso intessuto di prassi come quello dello spionaggio.
La scrittura fa ricorso ad un linguaggio raffinato, forse di non sempre facile lettura, la narrazione è corredata da una serie numerosissima di citazioni, il ricchissimo apparato bibliografico-documentario, certamente frutto di un lavoro capillare e puntiglioso, costituisce un ulteriore, pregevole merito di questo saggio che si rivolge forse più allo specialista che ad un largo pubblico che si muoverebbe con difficoltà tra le pagine del libro.
La lettura offre un intersecarsi continuo di riflessioni sulla figura della spia, il suo mestiere, i suoi rapporti con la morale pubblica e privata e indubbiamente l'affascinante viaggio alla scoperta di questo particolare universo costituisce ricco ed utile materiale di discussione e studio.
Organizzato sistematicamente in una introduzione dal titolo significativo "Il grande gioco" e in quattro grandi sezioni "Arcana Imperii", "L'équipe mystérieuse", "La lumière de l'occulte", "L'homme clandestin", a loro volta suddivise in capitoli, il lavoro si snoda attraverso un intrecciarsi progressivo di definizioni, riflessioni, citazioni sempre stimolanti e lucide anche se difficilmente riassumibili.
Nell'itinerario percorso dall'autore la ricerca storica si coniuga all'indagine antropologica e il libro si rivela quindi come un contributo importante e ricco di stimoli per una rivisitazione del mondo dello spionaggio e dei problemi innumerevoli ad esso legati, esplorati con attenzione ed efficacia e combinati in modo intelligente e nuovo.
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